Intervenendo alla Commissione parlamentare per la salute, Ana Paula Martins ha dichiarato che quest'anno sono state registrate circa 50 nascite fuori dall'ospedale (in ambulanza o a domicilio). Ha aggiunto che, pur non disponendo di dati oggettivi, i rapporti dell'assistenza dell'Istituto Nazionale di Medicina d'Emergenza(INEM) indicano che i parti in casa sono in aumento.

"Il parto in casa non è mai sicuro. Sono un'opzione, (...) ma va detto che alcuni (...), fortunatamente, non hanno avuto esiti fatali perché l'Istituto Nazionale di Medicina d'Emergenza (INEM) arriva in tempo, viene chiamata l'ambulanza e il parto viene eseguito in ambulanza. Altrimenti, avremmo avuto esiti fatali", ha detto.

Come esempio dell'aumento dei parti in casa, il ministro ha detto che nel 2022 sono stati registrati 25 parti in ambulanza, 18 in spazi pubblici e 126 in casa. Nel 2023 sono state registrate 18 nascite in ambulanza, 15 in spazi pubblici e 140 in casa, per poi passare l'anno successivo a 28, 17 e 144 rispettivamente.

Quest'anno sono state registrate 52 nascite in ambulanza, 18 in spazi pubblici, una in strutture sanitarie di base e 103 in casa.

Il ministro ha anche rivelato che è aumentato il numero di donne incinte che cercano assistenza attraverso il Servizio sanitario nazionale(Ssn) ma non ricevono cure durante la gravidanza. Nel corso dell'audizione, il ministro ha sottolineato la necessità di avere un rapporto tra ostetriche e infermiere specializzate in Infermieristica Materno-Ostetrica (ESMO) più adeguato alla situazione attuale, rivelando che: "Su 100 parti, 80 sono eseguiti dall'ESMO".

Ha inoltre evidenziato la necessità di rivedere, con l'Ordine dei Medici, il numero di posti di tirocinio: "Non posso avere un reparto preparato per cinque specializzandi e poi assumerne 15, ma non posso nemmeno avere un reparto preparato per 15 specializzandi e averne solo cinque".

Per quanto riguarda i sette posti vacanti all'Ospedale Garcia de Orta di Almada, che non sono stati completamente coperti, il ministro ha spiegato che tre specialisti hanno scelto di trasferirsi in altre istituzioni con condizioni salariali migliori e due sono ancora in un periodo di riflessione.